venerdì 27 aprile 2012

Cambiamo la prospettiva: da Grillo al Movimento

Ho massimo rispetto per ogni forma di partecipazione e di democrazia.
Ho rispetto per i movimenti che spontaneamente si formano, che trovano metodi democratici per farsi sentire, che trovano strade sempre nuove per confrontarsi (nella nostra realtà di Bergamo  dobbiamo guardare con piacere, non dico che dobbiamo tutti condividere, la proposta politica elaborata dal comitato Cambiamola! per la nuova autostrada, per non parlare dei movimenti giovanili, delle associazioni di famiglie , ecc.) .
Ho meno considerazione (non mancanza di rispetto) per chi cerca solo di insultare, distruggere, delegittimare, mancando veramente di rispetto nei confronti di chi si impegna.
Alla fin fine con il suo modo di fare Beppe Grillo può anche dire di non essere demagogico o populista:  con i fatti dice di esserlo! Il continuare ad attaccare gli altri senza essere disposti a un confronto democratico, è proprio della demagogia e del populismo.
Tuttavia, non credo che il Movimento a 5 Stelle sia composto da populisti e demagoghi. Il fatto che  giovani e persone nuove trovino motivazioni in questo movimento è positivo e oltretutto può anche essere fonte di energie necessarie al paese.
Sono convinto che il Movimento a 5 Stelle stia dando una risposta politica ai problemi, mentre Grillo stia in continuazione facendo il suo show. Le persone del movimento che hanno iniziato a confrontarsi con l’amministrazione, si sono sicuramente rese conto che non ha senso continuare a sparare a zero contro tutto e tutti! Il continuare a gridare non aiuta chi lavora o comunque chi cerca di lavorare per il bene comune.
Non sto dicendo che bisogna stare zitti!
Bisogna essere capaci di dare una risposta politica ai problemi, ma non delegittimando sempre e comunque il lavoro fatto dagli altri. Cioè non si può vivere solo pensando che chi la pensa in maniera contraria abbia comunque torto.
Apprezzo lo sforzo di elaborazione di proposte politiche alternative di fronte alle questioni, proposte che circolano in rete anche per il tramite del movimento a 5 stelle. Nel momento in cui ci si trova però ad amministrare ci si renderà anche conto che alcune proposte alternative vanno bene finché non ci si scontra con la realtà…e la realtà non la intendo come un muro insormontabile, bensì come una sfida che ci obbliga a volte a raggiungere obiettivi in tempi più lunghi del previsto oppure a rinunciare a piani ambiziosi per mancanza di risorse.  Ma la realtà è anche quella che ci permette di ottenere risultati sudati e di trarne parecchie soddisfazioni, se l’obiettivo raggiunto va veramente a favore delle persone.
Ecco dove sta la differenza fra demagogia e democrazia. La demagogia è autoreferenziale, la democrazia è condivisione di obiettivi comuni in un continuo scambio di opinioni e di idee.
Ecco perché chiederei al Movimento a 5 Stelle maggiore coraggio, per non venire schiacciato dalla forza di un leader che rischia di fare del male allo stesso movimento. E il coraggio in democrazia esige anche il rispetto e passa necessariamente dal non demonizzare sempre e comunque l’altro!
Simone Biffi

giovedì 26 aprile 2012

Il discorso del presidente Napolitano per il 25 aprile

Celebro per il sesto anno, da Presidente, la Festa della Liberazione. L'ho celebrata in città capitali della Resistenza come Genova e Milano, l'ho celebrata, fuori d'Italia, a Cefalonia - che fu teatro di una straordinaria prova di dignità, eroismo e sacrificio dei militari della Divisione Acqui - e successivamente a Mignano-Montelungo dove ebbe il suo battesimo di fuoco il rinato esercito italiano dopo che ci era stato riconosciuto, dalle forze alleate, lo status di paese co-belligerante.

Alla mia presenza oggi qui tra voi attribuisco il significato particolare di un richiamo dell'attenzione storica e della memoria collettiva su quelle realtà dell'Italia profonda, popolare e contadina, in cui si radicò, venne combattuta e vinta la Guerra di Liberazione. Territori di antica storia, province di tradizionale laboriosità, piccoli Comuni legati all'agricoltura, in cui si sprigionarono - di fronte all'oppressione e alle angherie nazifasciste - un senso civico, un sentimento nazionale, uno spirito di ribellione e un anelito di libertà che diedero filo da torcere anche alle agguerrite forze tedesche. Fino a concorrere, nel settembre 1944, a quello sfondamento della Linea Gotica che in sostanza segnò le sorti della guerra in Italia.

Esemplare fu la Resistenza tra il pesarese e l'anconetano. Esemplare per la solidarietà tra partigiani combattenti e famiglie contadine, per lo stoicismo di queste nel subire feroci rappresaglie nelle case e nelle persone. Ed esemplare fu qui la Resistenza non solo per l'audacia di incalzanti azioni di guerra, con cui sempre si reagì ai colpi subiti, ma per l'intreccio tra tutte le sue componenti : formazioni partigiane (cui si aggregarono anche degli stranieri, dei non italiani sfuggiti alla dominazione nazista), reparti alleati (angloamericani, polacchi, indiani) e - a rappresentare la volontà di riscatto dell'Italia dalle disastrose scelte del fascismo - i soldati, i volontari, i giovani del Corpo Italiano di Liberazione.

Ecco, a questo volto unitario e corale della Resistenza nelle Marche e in altre realtà consimili, io desidero rendere omaggio a nome delle istituzioni repubblicane : e rendere particolare, commosso omaggio, al Comune e alla popolazione di Sant'Angelo in Vado su cui si abbatté la barbara furia nazifascista il 4 maggio 1944. Mi è spiaciuto non poter raggiungere - ma lo sento in egual modo idealmente vicino - il luogo in cui la stele in memoria dei caduti garibaldini del 1849 e l'imponente monumento ai caduti partigiani di un secolo dopo danno il senso della continuità dell'impegno e del patto più solenni che ci legano : l'impegno e il patto dell'unità nazionale.

In questo spirito abbiamo lo scorso anno collocato la data del 25 aprile, e tutto quel che essa rappresenta, nel quadro delle celebrazioni del 150° anniversario dell'Unità d'Italia. Perché - si è giustamente detto, e non va dimenticato - la Festa della Liberazione è anche festa della riunificazione dell'Italia brutalmente divisa in due, dopo l'8 settembre del 1943, dall'occupazione tedesca. Anche di ciò - di quel terribile, sanguinoso periodo di divisione del nostro paese, che avrebbe potuto essere fatale per il futuro dell'Italia - bisogna continuare a rievocare e trasmettere la storia.
Vedete, ancora adesso emergono fatti e figure della Resistenza, che non avevano prima ottenuto alcun riconoscimento. Ho in questi giorni firmato, su proposta del Ministro dell'Interno, i decreti di conferimento di medaglie al merito civile alla memoria di uomini semplici che tra il 1943 e il 1945 sacrificarono la loro vita a ideali di amor patrio, libertà e solidarietà : un operaio della Dalmine di Bergamo, un finanziere di Sondrio, un parroco del frusinate, un medico ebraico colpito dalle leggi razziali del fascismo che a Piacenza prestava cure ai partigiani feriti. Si continua dunque a scavare nelle vicende di quel periodo cruciale, e si individuano sempre meglio i tanti fili - persone, luoghi, episodi di azione collettiva, gesti individuali - di cui risulta intessuta la grande tela della Resistenza. Questo sforzo di esplorazione e diffusione della verità, e di celebrazione di quanto hanno saputo esprimere di più nobile e forte gli italiani per la salvezza comune e il comune avvenire, non deve mai cessare o attenuarsi perché non si disperdano insegnamenti ed esempi di cui abbiamo ancor oggi acuto bisogno.

Sì, dinanzi alla crisi che ha investito l'Italia e l'Europa, nel quadro di un profondo cambiamento mondiale, abbiamo bisogno di attingere alla lezione di unità nazionale che ci viene dalla Resistenza, e abbiamo bisogno della politica come impegno inderogabile che nella Resistenza venne da tanti riscoperto per essere poi quotidianamente praticato. Ci si fermi a ricordare e a riflettere, prima di scagliarsi contro la politica. Ho già citato qualche volta ma non esito a citare nuovamente le parole della lettera dello studente di Parma, di anni 19, Giacomo Ulivi, condannato a morte e fucilato nella Piazza Grande di Modena il 10 novembre 1944 :
"Cari amici, allontanarsi il più possibile da ogni manifestazione politica è stato il più terribile risultato di un'opera di diseducazione ventennale, che è riuscita a inchiodare in molti di noi dei pregiudizi, fondamentale quello della «sporcizia» della politica. Tutti i giorni ci hanno detto che la politica è lavoro di «specialisti» : lasciate fare a chi può e deve. E invece la cosa pubblica è noi stessi : dobbiamo curarla direttamente, personalmente, come il nostro lavoro più delicato e importante".

Ecco, quante cose aveva capito quel ragazzo, combattendo per liberare l'Italia dal fascismo e dalla sua ventennale opera di intossicazione delle coscienze. E il messaggio di quel ragazzo, di quel giovanissimo eroe non restò isolato né vano: se fu possibile far rinascere l'Italia, lo fu perché in moltissimi - sull'onda della Liberazione - si avvicinarono alla politica, non considerandola qualcosa di "sporco", ma vedendo la cosa pubblica come affare di tutti e di ciascuno.

E invece oggi cresce la polemica, quasi con rabbia, verso la politica. E si prendono per bersaglio i partiti, come se ne fossero il fattore inquinante. Ma per capire, e non cadere in degli abbagli fatali, bisogna ripartire proprio dagli eventi che oggi celebriamo. Come dimenticare che proprio da allora, dagli anni lontani della Resistenza, i partiti divennero e sono per un lungo periodo rimasti l'anima ispiratrice e il corpo vivo e operante della politica? I partiti antifascisti furono innanzitutto la guida ideale della stessa Resistenza, che non si identificò con nessuno di essi, che non ebbe un solo colore, che si nutrì di tante pulsioni e posizioni diverse, ma dai partiti trasse il senso dell'unità e la prospettiva della democrazia da costruire nell'Italia liberata. E furono quei partiti i promotori e i protagonisti - sospinti dalla forza del voto popolare - dell'Assemblea Costituente, dando vita a quella Costituzione repubblicana che costituisce tuttora la più solida garanzia dei valori e dei principi che scaturirono dalla Resistenza.

E anche quando si ruppe l'unità antifascista e la politica si fece aspra competizione democratica, furono i partiti, e fu la partecipazione dei cittadini a quel confronto, fu la partecipazione popolare alla vita politica e sociale che resero possibile uno straordinario progresso dell'Italia senza lacerazioni dell'unità nazionale.
Sono poi venute, col passare dei decenni, le stanchezze e le degenerazioni - lo sappiamo - della politica e dei partiti. Questi non sono certo più gli stessi dell'antifascismo, della Resistenza e della Costituente : diversi ne sono scomparsi, altri si sono trasformati, ne sono nati di nuovi, e tutti hanno mostrato limiti e compiuto errori, ma rifiutarli in quanto tali dove mai può portare? Nulla ha potuto e può sostituire il ruolo dei partiti, nel rapporto con le istituzioni democratiche. Occorre allora impegnarsi perché dove si è creato del marcio venga estirpato, perché i partiti ritrovino slancio ideale, tensione morale, capacità nuova di proposta e di governo. E' questo che occorre : senza abbandonarsi a una cieca sfiducia nei partiti come se nessun rinnovamento fosse possibile, e senza finire per dar fiato a qualche demagogo di turno. Vedete, la campagna contro i partiti, tutti in blocco, contro i partiti come tali, cominciò prestissimo dopo che essi rinacquero con la caduta del fascismo : e il demagogo di turno fu allora il fondatore del movimento dell'Uomo Qualunque - c'è tra voi chi forse lo ricorda -un movimento che divenne naturalmente anch'esso un partito, e poi in breve tempo sparì senza lasciare alcuna traccia positiva per la politica e per il paese.

Io ho ritenuto doveroso, e non solo negli ultimi tempi ma in tutti questi anni, sollecitare anche con accenti critici, riforme istituzionali e politiche ; e mi rammarico che si sia, in questa legislatura e nella precedente, rinunciato a ogni tentativo per giungere in Parlamento a delle riforme condivise. Oggi però si sono create condizioni più favorevoli per giungervi : anche per definire norme che sanciscano regole di trasparenza e democraticità nella vita dei partiti, compresi nuovi criteri, limiti e controlli per il loro finanziamento, e per varare una nuova legge elettorale che restituisca ai cittadini la possibilità di scegliere i loro rappresentanti, e non di votare dei nominati dai capi dei partiti.

In effetti, sono cadute non solo vecchie contrapposizioni ideologiche ma anche forme di sorda incomunicabilità tra opposte parti politiche, ed è dunque possibile oggi concordare in Parlamento soluzioni che sono divenute urgenti, anzi indilazionabili. Non esitino e non tardino i partiti a muoversi concretamente in questo senso. Guardino però tutti con attenzione ai passi per le riforme che si stanno compiendo e si compiranno da parte dei partiti, e non vi si opponga una sfiducia preconcetta e aggressiva.

Prevalga dunque un serio impegno di rinnovamento politico-istituzionale e lo si accompagni, da parte dei cittadini, con spirito più costruttivo e fiducioso. Rinnovamento, fiducia e unità sono le condizioni per guardare positivamente a tutti i problemi economici e sociali che ci assillano e che presentano aspetti drammatici per le famiglie in condizioni più difficili, per quanti vedono a rischio il posto di lavoro e per quanti sono, soprattutto tra i giovani, fuori di concrete possibilità di occupazione. Ed è questo il nostro assillo più grande: aprire prospettive più certe e degne di lavoro e di futuro per le giovani generazioni. La politica, i partiti, debbono, rinnovandosi decisamente, fare la loro parte nel cercare e concretizzare risposte ai problemi più acuti, confrontandosi fattivamente col governo fino alla conclusione naturale della legislatura. Debbono fare la loro parte le istituzioni, dal Parlamento e dal governo nazionale ai Comuni, peraltro condizionati oggi da gravi ristrettezze. Dobbiamo fare tutti la nostra parte, con realismo, consapevolezza, senso di responsabilità, sapendo che le possibilità di ripresa e di rilancio dello sviluppo economico e sociale del paese, sulla base di una giusta distribuzione dei sacrifici necessari, sono legate anche a un grande insieme di contributi operosi e di comportamenti virtuosi che vengano dal profondo della società e ne rafforzino la coesione.

Sono convinto che potremo riuscirvi, ispirandoci nel modo migliore agli insegnamenti e all'esempio della Resistenza. Trasmettiamo questa convinzione e questo messaggio di speranza nella giornata del 25 aprile, che resta scolpita nella nostra storia e nella nostra coscienza nel ricordo di tutti i combattenti e i caduti della Guerra di Liberazione !

lunedì 23 aprile 2012

Innovazione e ricerca nel mondo del lavoro




Si terrà questa sera presso la sede dell'associazione artigiani in Via Torretta 12 a Bergamo, il terzo seminario tematico in preparazione alla seconda parte del convegno ecclesiale sul lavoro.
La serata verrà introdotta dal prof. Lucio Cassia dell'Università di Bergamo.

TERZO  SEMINARIO TEMATICO
INNOVAZIONE E RICERCA NEL MONDO DEL LAVORO

Luogo: Sede CONFARTIGIANATO

Giorno: lunedì 23 APRILE 2012

Orario: ore 19,00-22,30



Presentazione del tema

-          Innovazione e ricerca nel mondo del lavoro

In questo seminario tematico parleremo di contesti nei quali l’innovazione, le nuove tecnologie e la ricerca sono riconosciuti come elementi fondamentali del progetto. Ne parleremo non solo in ottica imprenditoriale (progettualità, produzione, commercializzazione), ma anche sociale (welfare community, sussidiarietà, condivisione territoriale): discorsi che vedono coinvolti tutti, giovani, adulti e anziani, ma che saranno condotti con un’attenzione particolare alle prospettive di senso e di ruolo dei giovani.

L’evoluzione delle rivoluzioni industriali in atto non comportano infatti solo innovazione tecnologica di processo e di prodotto, con la conseguente modificazione della struttura produttiva, ma anche nuovi criteri organizzativi, come conseguenza della nuova antropologia e socialità imposte dalla globalizzazione.

In un contesto in cui le idee e la creatività sono i “mattoni” fondamentali del progetto, la capacità di individuare e cogliere le opportunità è elemento fondamentale è essenziale sia a livello di impresa che di progetto personale: ovviamente il successo dipende dalle capacità professionali, dalla volontà effettiva delle persone e dai condizionamenti economici, sociali e politici del contesto di riferimento.

Le nuove tecnologie hanno portato alla luce alcune questioni di cui non si dibatteva in passato: la formazione durante tutta la vita, la conciliazione tra lavoro e famiglia, la flessibilità (ma anche precarietà, disoccupazione, esclusione sociale …). E la cultura imprenditoriale classica non sempre riesce a dare risposte  adeguate  alla nuova struttura produttiva, organizzative e sociale.

Alcune chiavi di lettura per il dibattito:
-          Riferimenti per cultura e strumenti in ottica imprenditoriale per una efficace gestione di innovazione, nuove tecnologie ricerca. (Giovani industriali, CCIAA, …)
-          Consapevolezza dei requisiti e delle condizioni per una efficace valorizzazione a livello di innovazione, nuove tecnologie ricerca a livello di progetto territoriale (Regione, Provincia, Istituzioni locali: Km Rosso; BgSviluppo…)
-          Atteggiamento dell’imprenditore nei riguardi dei giovani: politiche di assunzione …
-          Tra net workers, lavoro creativo e mc jobs: Quali sono le nuove professioni che offrono prospettive di futuro?
-          La ricerca è futuro, ma perché non si investe in ricerca?

  

VII Incontro Mondiale delle Famiglie



Famiglie cristiane e comunità ecclesiali di tutto il mondo si sentano perciò interpellate e coinvolte e si pongano sollecitamente in cammino verso Milano 2012
(dalla lettera di Papa Benedetto XVI)

Domenico di Palo, cosista della FISP, ci ricorda di dare giusta pubblicità e informazione sull'incontro mondiale delle Famiglie che si terrà a Milano dal 30 maggio al 03 giugno

Si svolgerà a Milano dal 30 maggio al 3 giugno 2012 il VII Incontro Mondiale delle Famiglie che quest’anno avrà per tema “La famiglia: il lavoro e la festa”. Motore dell’incontro e del cammino sono le catechesi, articolate in tre gruppi: la famiglia (genera la vita, vive la prova, anima la società), il lavoro (risorsa, sfida per la famiglia) e la festa (tempo per la famiglia, tempo per il Signore, tempo per la comunità). Famiglia, lavoro e festa: un trinomio che parte dalla famiglia per aprirla al mondo. Il lavoro e la festa sono modi con cui la famiglia abita lo “spazio” sociale e vive il “tempo” umano. Il tema mette in relazione la coppia uomo-donna con i suoi stili di vita: il modo di vivere le relazioni (la famiglia), abitare il mondo (il lavoro) e umanizzare il tempo (la festa). Volontà dell’incontro è di riflettere sulla famiglia come patrimonio di umanità, suggerendo così l’idea che la famiglia è patrimonio di tutti e contribuisce al tempo stesso universalmente all’umanizzazione dell’esistenza.
Quindi, tre buoni motivi per esserci: per incontrare e confrontarsi con i vissuti e le testimonianze delle famiglie provenienti dai cinque continenti, lasciarsi accogliere dalla Chiesa che è in Milano e in Lombardia, vivere la ricchezza culturale della città; per approfondire e lavorare insieme sul tema dell’incontro durante i giorni del Congresso internazionale teologico-pastorale; per essere confermati nella fede e fare festa insieme al successore di Pietro e alle migliaia di famiglie provenienti da tutto il mondo.
L’Incontro si concluderà domenica 3 giugno con la Santa Messa presieduta da S.S. Benedetto XVI.
Le modalità di iscrizione e tutte le informazioni sono disponibili sul sito www.family2012.com.

venerdì 20 aprile 2012

Lunedì 23 aprile. Tavola rotonda sul futuro della Valle Seriana

Si terrà

lunedì 23 aprile 2012 ore 20,30

presso il
Teatro del Circolo Fratellanza di Casnigo, Via Trento 10.

la tavola rotonda dal titolo
La Valle Seriana: futuro economico e sociale”.


La tavola rotonda consentirà di riflettere sul futuro della Valle, ragionando attorno ad alcuni spunti:
-          Esistono prospettive da un punto di vista economico che interrogano la Valle? La Valle Seriana può ancora competere con una società  globalizzata? E in che condizioni?
-          Il sociale aiuta a costruire una società  più coesa e la coesione può essere il motore che aiuta un territorio a rilanciarsi? Cosa si sta facendo? Quali sono le prospettive?
        
Interverranno:
-          Lucio Moioli, Confcooperative;
-          Angelo Carrara, presidente Associazione Artigiani.

La serata verrà introdotta e moderata dal dott. Filippo Servalli, direttore marketing e comunicazione della Radici spa.

giovedì 5 aprile 2012

AUGURI DI BUONA PASQUA...



“Dove l’uomo si rifiuta di toccare il dolore degli altri,
non c’è Pasqua.
Dove le mani dell’uomo non sono forate per amore dei fratelli,
non c’è Pasqua”

Con queste parole di don Primo Mazzolari auguriamo di poter vivere più a fondo l’amore per i fratelli, specie per i poveri e bisognosi, affinché la Pasqua divenga veramente espressione della Resurrezione di Cristo.
Auguri

mercoledì 4 aprile 2012

La democrazia è una cosa che va coltivata per tutta la vita...



Estratto del discorso di Aung San Suu Kyi del 3 dicembre 1988 in occasione della festa nazionale birmana.

Anche se non sappiamo cosa accadrà, è necessario continuare nel miglior modo possibile, senza esitazioni, lungo la giusta via. Anche se non sappiamo che cosa accadrà, è giusto partecipare a questa lotta. Essendo convinti della sua legittimità, vi partecipiamo tutti. Se chiedete se raggiungere­mo la democrazia, se vi saranno elezioni generali, ecco che cosa dico: non pensate se questo si avvererà o meno. Continuate semplicemente a fare ciò che credete giusto. I frutti dei vostri atti diverranno evidenti da soli in seguito. La responsabilità personale è di fare ciò che è giusto.
Tutti abbiamo preso parte a questa lotta per la democrazia perché pensiamo di poter vincere. Per esempio, una persona concorre a una gara o acquista un biglietto di una lotteria perché crede sia possibile vincere. E così, se qualcuno mi chiede se crediamo di poter vincere, devo rispondere onestamente: “Sì, possiamo”, e siccome lo credo, ho scelto di partecipare. Vorrei che gli studenti e i giovani continuassero il loro lavoro nella convinzione che vinceremo. Altre grandi lotte ci attendono; abbiamo altro lavoro da fare e non solo per mesi; dovremo prepararci a lavorare e lottare per anni. Anche se vi saranno elezioni e le forze della democrazia vinceranno, il movimento non avrà terminato il suo compito. Oggi gli studenti e i giovani sono attorno ai vent’anni, la vita media in Birmania si aggira intorno ai sessant’anni e forse, grazie alla democrazia e alle migliorate condizioni, arriverà a settanta. Questo significa che i giovani di oggi avranno di fronte a sé fino a cinquant’anni di lotta. La democrazia è una cosa che va coltivata per tutta la vita, se deve rimanere viva e forte. E’ come la salute di una persona: anche se i genitori hanno allevato un figlio in condizioni sane, se lui non continua a prendersi cura di se stesso anche da adulto, la sua salute ne soffrirà. Se ciascuno di voi terrà a mente per tutta la vita di essere responsabile del benessere del suo paese, allora non avremo ragione di preoccuparci per la salute del nostro paese. Vogliamo lavorare mano nella mano con chiunque operi per la democrazia. E non intendo lavorare a metà, ma con tutta l’anima e il cuore.
Oggi è festa nazionale. Vorrei che a cominciare da ora tutti decidessero di lavorare nell’interesse della nazione, ossia dei vostri compatrioti, per la stabilità dell’Unione e il bene di tutto il popolo. Quando si lavora nell’interesse nazionale non si deve portare fedeltà verso nessuna persona in particolare, né per obiettivi a breve termine. Rinunciate alle lealtà personali. Vorrei che continuassimo il nostro viaggio con sincera unità d’intenti e mente sgombra. Dico sempre alla gente di avere alte aspirazio­ni... le più alte possibili.
(Libera dalla paura, Sperling & Kupfer, Milano 1996, pp. 216-17)