Estratto del discorso di Aung San Suu Kyi del 3 dicembre 1988 in occasione della festa nazionale birmana.
Anche se non sappiamo cosa accadrà, è necessario continuare nel miglior modo possibile, senza esitazioni, lungo la giusta via. Anche se non sappiamo che cosa accadrà, è giusto partecipare a questa lotta. Essendo convinti della sua legittimità, vi partecipiamo tutti. Se chiedete se raggiungeremo la democrazia, se vi saranno elezioni generali, ecco che cosa dico: non pensate se questo si avvererà o meno. Continuate semplicemente a fare ciò che credete giusto. I frutti dei vostri atti diverranno evidenti da soli in seguito. La responsabilità personale è di fare ciò che è giusto.
Tutti abbiamo preso parte a questa lotta per la democrazia perché pensiamo di poter vincere. Per esempio, una persona concorre a una gara o acquista un biglietto di una lotteria perché crede sia possibile vincere. E così, se qualcuno mi chiede se crediamo di poter vincere, devo rispondere onestamente: “Sì, possiamo”, e siccome lo credo, ho scelto di partecipare. Vorrei che gli studenti e i giovani continuassero il loro lavoro nella convinzione che vinceremo. Altre grandi lotte ci attendono; abbiamo altro lavoro da fare e non solo per mesi; dovremo prepararci a lavorare e lottare per anni. Anche se vi saranno elezioni e le forze della democrazia vinceranno, il movimento non avrà terminato il suo compito. Oggi gli studenti e i giovani sono attorno ai vent’anni, la vita media in Birmania si aggira intorno ai sessant’anni e forse, grazie alla democrazia e alle migliorate condizioni, arriverà a settanta. Questo significa che i giovani di oggi avranno di fronte a sé fino a cinquant’anni di lotta. La democrazia è una cosa che va coltivata per tutta la vita, se deve rimanere viva e forte. E’ come la salute di una persona: anche se i genitori hanno allevato un figlio in condizioni sane, se lui non continua a prendersi cura di se stesso anche da adulto, la sua salute ne soffrirà. Se ciascuno di voi terrà a mente per tutta la vita di essere responsabile del benessere del suo paese, allora non avremo ragione di preoccuparci per la salute del nostro paese. Vogliamo lavorare mano nella mano con chiunque operi per la democrazia. E non intendo lavorare a metà, ma con tutta l’anima e il cuore.
Oggi è festa nazionale. Vorrei che a cominciare da ora tutti decidessero di lavorare nell’interesse della nazione, ossia dei vostri compatrioti, per la stabilità dell’Unione e il bene di tutto il popolo. Quando si lavora nell’interesse nazionale non si deve portare fedeltà verso nessuna persona in particolare, né per obiettivi a breve termine. Rinunciate alle lealtà personali. Vorrei che continuassimo il nostro viaggio con sincera unità d’intenti e mente sgombra. Dico sempre alla gente di avere alte aspirazioni... le più alte possibili.
(Libera dalla paura, Sperling & Kupfer, Milano 1996, pp. 216-17)
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