mercoledì 16 maggio 2012

Salviamo l'Euro...e cambiamo la Politica europea!

Pubblico questo articolo da www.rischiocalcolato.it perché mi sembra utile tornare a ribadire perché uscire dall’euro sarebbe pericoloso, oltre che un costo sociale non indifferente. Sullo stesso sito trovate anche un articolo sull’uscita dall’Euro.

Purtroppo in questo periodo in troppi e con troppa leggerezza continuano ad additare l’euro di tutte le colpe della crisi e a proporre come soluzione l’uscita dalla moneta unica.
Ad alimentare il focolaio si aggiunge anche la crisi greca e il rischio che quel paese ne esca.

A mio avviso occorre tornare a ribadire il perché dobbiamo rimanere nell’euro. Certo occorrono modifiche nella politica monetaria europea e più in generale nell’intera politica europea. Detto questo però non possiamo accettare passivamente che la gente si convinca che la soluzione sia veramente l’uscita dalla moneta unica.

L’articolo che segue fa un quadro preciso della situazione e arriva a dire quello che i fautori dell’uscita dell’euro non ci dicono: una scelta così drastica comporterebbe per una famiglia di 3 persone di perdere tra i 9 e i 12.000 euro all’anno.

Torniamo alla realtà! Chiediamo un cambiamento della politica europea! Non limitiamoci a slogan che ci porterebbero ad una situazione veramente insostenibile!


 

Default Italia di Sandro Kensan
Il ritorno alle amate lire in caso di Default dell’Italia comporterà senz’altro una svalutazione della nuova moneta.
Gli economisti di diverse banche affermano che in caso di ritorno alla lira si procederà alla svalutazione della nostra moneta dal 30 al 60%. Questo comporta che la banca d’Italia stamperà molte banconote e che i redditi fissi, stipendi e pensioni, rimarranno gli stessi.
Faccio un esempio, supposto che la nuova moneta si chiami nova-lira e che 1 nova-lira valga 1 euro succederà che chi guadagna 1000 euro guadagnerà il mese dopo 1000 nova-lire.
Poi lo Stato svaluta del 60% le nova-lire, in questo modo lo Stato diventa più ricco e i cittadini diventano più poveri. O meglio lo Stato mantiene costante la propria ricchezza rispetto al resto del mondo però le ricchezze dei cittadini si svalutano, soprattutto quelle monetarie e il lavoro.
Lo Stato per svalutare del 60% non farà altro che aumentare del 250% la moneta in circolazione in modo tale che chi prima aveva, ad esempio, l’1% della massa monetaria nazionale, dopo la svalutazione possiede solo lo 0.4% della massa monetaria nazionale.
Un venditore estero che si trova di fronte a tutta questa carta moneta vuole guadagnare lo stesso di prima e quindi chi ci vende Benzina e Gas moltiplicherà i prezzi per 2.5 ovvero aumenterà del 250% i suoi prezzi in nova-lire.
Questo vuol dire che la benzina passerà da 1.5 euro al litro a 1.5 nova-lire al litro e dopo la svalutazione del 60% passerà a 3.75 nova-lire al litro. Ovviamente lo stipendio e la pensione e tutti i redditi fissi saranno sempre gli stessi. Riprendendo l’esempio precedente, lo stipendio rimarrà di 1000 nova-lire.
Se adesso spendo 2000 euro all’anno per il riscaldamento, dopo la svalutazione spenderò 5000 nova-lire a fronte dello stesso stipendio di 1000 nova-lire al mese.
L’energia elettrica che è fatta quasi tutta con il Gas e il carbone importato aumenterà del 250%. Se l’energia elettrica mi costa 1000 euro all’anno, dopo la svalutazione mi costa 2500 nova-lire all’anno a fronte del mio solito stipendio di 1000 nova-lire all’anno.
Visto che quasi tutto si fa con l’energia, i prezzi dei generi alimentari diventeranno molto più cari e l’inflazione importata sarà molto elevata per cui il mio stipendio comprerà poche cose, molte meno di prima.
L’iPhone che adesso costa 500 euro costerà dopo la svalutazione 1250 nova-lire con lo stipendio di 1000 nova-lire. Così i computer, così le auto, così i concimi chimici (che sono fatti con il metano), così i trattori, il cibo e tanti altri prodotti.
Ovviamente c’è un lato positivo della questione e cioè che tutto quello che viene fatto in Italia e tutto quello che comporta manodopera italiana costerà il 60% in meno agli occhi degli stranieri e quindi i nostri prodotti saranno molto economici per i tedeschi, le vacanze costeranno ai francesi pochissimo. Dopo la svalutazione molti soldi arriveranno dall’estero che ci vedrà come un Paese molto economico.
Se per fare la pasta importiamo il 40% del grano dall’estero, avremo che il 60% del grano italiano sarà fatto con la manodopera italiana che costerà le stesse novalire dopo la svalutazione  e con i carburanti che vengono dall’estero rincarati del 250%. Si stabilirà un equilibrio per cui la pasta aumenterà ma non raggiungerà le vette del 250% di aumento.
Ovviamente chi potrà aumentare i prezzi lo farà, chi ha un reddito fisso diventerà più povero. Chi aumenterà i prezzi sarà sottoposto alla pressione dei nuovi poveri che non potranno comprare quello che compravano prima.
Le aziende che delocalizzano hanno la possibilità di incrementare gli utili, una svalutazione sarebbe l’equivalente di una delocalizzazione per le aziende che esportano. Chi esporta si troverebbe un costo della manodopera da paese extraeuropeo e venderebbe a prezzo europeo con guadagni incrementati rispetto alla situazione attuale. Ovviamente un Default provocherebbe parecchi problemi alle aziende italiane ma finita la fase transitoria c’è chi ci guadagnerà.
La banca UBS ha valutato lo scenario di un Default dei paesi a debole economia quali l’Italia. Ha ipotizzato una svalutazione del 60%  sulla base delle esperienza precedenti quali ad esempio l’Argentina. UBS calcola che il costo pro capite medio di un Default sia di 9500-11500 € per il primo anno per poi ridursi a 3000-4000 € negli anni seguenti. A regime una famiglia di 3 persone perderebbe tra i 9 mila e i 12 mila euro all’anno.
Un Default ha anche conseguenze bizzarre e poco immaginabili. Per esempio la Grecia che ha tagliato il proprio debito pubblico del 50%, quindi ha fatto un verosimile Default, si trova con problemi rilevanti di approvvigionamento di petrolio. I trader petroliferi affermano che nessuno voglia vendere petrolio alla Grecia e che questa sia costretta a rifornirsi dall’Iran. Gli USA e l’Europa stanno mettendo sotto pressione il paese ellenico perché smetta di comprare petrolio da Teheran. Molto buffo.
Il motivo per cui la Grecia non riesce a comprare petrolio è che nessuno si fida a venderlo per via del fatto che è una nazione fallita. Immagino che molte altre bizzarrie attendano i paesi in Default.

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