lunedì 5 marzo 2012

A conclusione della Scuola di formazione all'impegno socio-politico...

A conclusione della Scuola di formazione all'impegno socio-politico, proposta dall'Ufficio diocesano per la Pastorale sociale, il vescovo Francesco Beschi ha incontrato alla Casa del Giovane di via Gavazzeni i corsisti per una riflessione sul tema «Lavoro e mobilità sociale

Domenica 04 marzo 2012, L’Eco di Bergamo pag. 16

Monica Gherardi
A conclusione della Scuola di formazione all'impegno socio-politico, proposta dall'Ufficio diocesano per la Pastorale sociale, il vescovo Francesco Beschi ha incontrato alla Casa del Giovane di via Gavazzeni i corsisti per una riflessione sul tema «Lavoro e mobilità sociale. Una sfida per la Chiesa oggi».
Storia e narrazioni, personaggi biblici e contemporanei, Parola di Dio e parole degli uomini: è attraverso queste strade che il vescovo ha condotto il suo intervento, mettendo a fuoco alcuni punti che ha definito necessari e fondamentali quando si parla della questione del lavoro. Un discorso che ha preso origine dal sogno, quello di Giuseppe, la cui storia è raccontata nel libro della Genesi. Giuseppe che sogna e sa interpretare i sogni. «Se qualcosa dobbiamo rimproverarci – ha detto – è di esserci rassegnati rispetto al dovere di sognare. La Chiesa può essere fucina di sogni in un tempo in cui i sogni scarseggiano».
Giovani e donne, un ruolo centrale
«Steve Jobs invitava ad esser folli – ha aggiunto –. Alla sua follia, pur apprezzandone il genio, preferisco quella di Martin Luther King. Quella di un sogno non individuale, ma collettivo, che include una comunità e costruisce il bene». L'incontro si è articolato soprattutto attorno alle questioni legate al lavoro dei giovani e delle donne. Il vescovo ha rappresentato lo slancio dei giovani come una disposizione al «rischio personale, inteso come assunzione di responsabilità». Un rischio quindi che mette in gioco, che chiede di recuperare anche il valore perduto del passaggio intergenerazionale di esperienze e di responsabilità. Sulla questione delle donne, monsignor
Beschi ha rappresentato il loro slancio sotto la forma della generatività. «In un tempo in cui aumenta la sterilità spirituale, le donne hanno una capacità generativa di cui sono custodi. È una generatività relazionale e culturale di cui sono protagoniste in modo eccezionale».
Crescita e responsabilità politica
Il vescovo ha quindi «pescato», fra le parole più usate in questi tempi, la parola «crescita». «Va bene la crescita economica nel momento in cui si includano condizioni degne dell'uomo – ha precisato –. Gli esiti della crisi non sono solo occupazionali; scontiamo forme mortificanti di concepire la persona umana». Non solo crescita, quindi, secondo monsignor
Beschi, ma crescita integrale che includa processi di qualificazione umana del lavoro, che abbia come soggetto la comunità e non l'individuo soltanto, che promuova politiche sostenibili a favore dell'ambiente. Il vescovo ha quindi evidenziato il ruolo fondamentale della politica all'interno di questo quadro: «Senza l'esercizio della responsabilità politica, che è coniugazione del sogno con la storia, non possiamo pensare di realizzare il sogno di giovani, di donne, di comunità».
«Domenica, non solo tempo libero»
Dopo l'intervento del vescovo, numerose le domande sul tema del lavoro: «I tassi di disoccupazione della nostra provincia sono molto inferiori a quelli nazionali. Ma quale è la nostra cultura del lavoro? Noi siamo di quelli che pensiamo sia il lavoro, non le transazioni finanziarie, a produrre ricchezza. Ma qualche problema in termini di speranza, di qualificazione umana ce l'abbiamo». Si passa quindi alla mobilità sociale: «È una società che si muove e si mobilita in continuazione. Ma pur muovendoci, siamo spesso immobili dal punto di vista morale e spirituale».
In conclusione un'osservazione sul lavoro domenicale: «È un tema dalle forti implicanze comunitarie. Non si tratta della necessità di uno spazio per il tempo libero. Quello lo si trova anche in altri momenti. Il senso della domenica sta dentro una comunità che chiede lo spazio di un incontro che dia significato alla vita».

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