I cristiani dopo Todi Costruire la città di tutti
senza paure o remore
L'Eco di Bergamo, venerdì 17 febbraio 2012
senza paure o remore
L'Eco di Bergamo, venerdì 17 febbraio 2012
Il clamore mediatico attorno al forum delle associazioni di ispirazione cattolica dal titolo «La buona politica per il bene comune» che si è riunito a Todi il 17 ottobre scorso è evaporato molto presto lasciando però sul tavolo alcune questioni che meritano di essere riprese.
Anzitutto, la crescita, finalmente, di un confronto, autentico e non paludato, tra laici credenti appassionati della città, così da esprimere quella crescita di esperienza storica, di tipo «sinodale», cioè di parola ascoltata gli uni dagli altri, che si origini e rinfranchi nella comunità nata dall'annuncio della fede ma che si esprime in solidarietà e responsabilità nell'affrontare nella società tutti i problemi comuni. Avviare e moltiplicare, insomma, luoghi dove costruire in modo comunitario un'attitudine tra credenti a «pensare politicamente». Il ribadito valore dell'impegno dei laici cristiani (lo ricordava il Concilio: «È proprio dei laici cercare il regno di Dio trattando le cose temporali e ordinandole secondo Dio», agire nel mondo «quasi dall'interno a modo di fermento» Lumen gentium, n. 31) pare mettere in subordine l'«invasione» di campo a cui troppo spesso abbiamo assistito.
Dopo la fine dell'esperienza democristiana, la gerarchia ha tentato di svolgere un proprio ruolo di interlocuzione politica e istituzionale a tutto campo, con esiti controversi e rinascite di soffioni anticlericali. Inoltre, il riconoscimento di un doveroso approccio «plurale» dei cristiani, oltre a frantumare l'insostenibile pretesa (a vent'anni dalla fine della Democrazia Cristiana!) di un'unica e omogenea traduzione culturale dell'impegno e della rappresentanza politica, ha posto la necessità di elaborare un corretto metodo politico. Che, a mio avviso, deve aver chiaro, in modo inequivocabile, il valore della laicità della politica e il senso della mediazione.
A tal proposito, vale la pena ricordare quanto scrisse Giuseppe Lazzati: «Guai se la cultura cristiana non venisse costruita attraverso un processo di mediazione culturale. Vorrebbe dire condannarla (e anche svuotarla) in un fissismo di principi ideali, incapaci di misurarsi con la dinamica del divenire storico, perché non incarnata nel qui e ora di una determinata situazione. Sicché è proprio della mediazione culturale dare l'idea di una via, di un cammino da percorrere per costruire un'autentica cultura cristiana che ha sempre la forza e l'efficacia di passare dall'ideazione alla realtà» (Laicità e impegno cristiano nelle realtà temporali, Ave, Roma, 1985, p. 120).
La stagione politica che stiamo vivendo, contrassegnata, per lungo tempo, da un desolante degrado morale e civile ai vertici delle istituzioni (rispetto al quale i cattolici sono stati troppo a lungo in silenzio) e la frattura, mai così profonda, tra cittadini e politica obbliga alla riscoperta di una «differenza cristiana» che si misura nella fedeltà al Vangelo e all'uomo del proprio tempo. Lo sappiamo: la fede non può essere confinata nella sfera privata. Coltiviamo però il sogno di una Chiesa mite, forte solo della Parola che la giudica, consapevole che non può ridursi a lobby né può imporre, nella città plurale, un'etica pubblica per tutti. Una Chiesa che entra pacificamente nell'agorà solo perché ha cura e passione per l'umano.
Insieme, coltiviamo anche il sogno di cristiani che, laicamente, partecipano alla costruzione della città di tutti. Con competenza e non solo con buone intenzioni. Senza paure o remore, perché, in attesa del Regno, nel destino del mondo è inscritto il destino dei credenti. Dopo l'incarnazione, la storia è la grande basilica dove Dio ha lasciato tracce. «I care», era scritto sulla parete della stanza dove don Milani faceva scuola. Mi interessa, mi appassiona. L'esatto contrario – dicevano i ragazzi di Barbiana – del «me ne frego fascista». Scolpiamolo sugli stipiti delle case dei cristiani.
Daniele Rocchetti
membro di presidenza Acli Bergamo
redattore della rivista «Evangelizzare»
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