Pubblichiamo la reazione di Simone Biffi, coordinatore della sezione socio-politico del Centro Diocesano per la Pastorale Sociale, alla sollecitazione pubblicata anche su questo blog circa un mese fa a firma di Pinuccio Spini del Movimento Politico per l'Unità dei Focolari.
La riflessione datata 09.02.2012 era già stata inviata a Pinuccio Spinie viene ora condivisa sul blog!
Carissimo Pinuccio,
rispondo volentieri al tuo appello per un rinnovato senso civico e per una significativa riforma elettorale che abbia a cuore il futuro del nostro Paese.
Già alla fine dell’anno scorso il Movimento Politico per l’Unità dei Focolari ci aveva sollecitati ad affrontare il tema con il documento “Per una riflessione sulle riforme istituzionali”, in cui si sottolineava l’urgenza di una riforma non solo del sistema elettorale ma ancora più importante dei partiti.
La recente bocciatura dei referendum elettorali ha riportato in auge il tema, o meglio avrebbe dovuto riportare in auge il tema, ma nella realtà in pochi ne dibattono. E’ apprezzabile il fatto che siano le forze politiche ad iniziare a parlarne, anche se la speranza è che il compromesso non sia al ribasso ma al rialzo.
Viviamo nella strana condizione di non avere ancora compreso che tipo di democrazia vogliamo: il pluripartitismo ha dimostrato negli anni di non funzionare, ma nemmeno il bipartitismo sembra la strada maestra, il bipolarismo ha dimostrato tutti i suoi limiti, così come la nascita di un terzo polo non giunge a maturazione.
Senza essere il caso di entrare in aspetti tecnici, credo che la sollecitazione da parte del Movimento Politico per l’Unità dei Focolari vada piuttosto nella direzione di riportare nel dibattito i punti su cui i cittadini avevano deciso di mettere la firma, con l’auspicio che la politica riporti il tema nel proprio dibattito.
Certo è facile liquidare la questione, dicendo che è un momento di crisi e che il tema elettorale è marginale. C’è però una questione di fondo: la politica dei cooptati ha dimostrato di essere incapace di proporre una visione, ha evidenziato l’incapacità di affrontare le sfide.
A partire dalle elezioni dell’anno scorso, dai referendum elettorali, dal movimento che si è creato, la questione prioritaria è divenuta il coinvolgimento diretto dei cittadini. La definizione delle forme e dei modi spettano alla politica, ma è innegabile che la gente abbia dimostrato più volte negli ultimi mesi la voglia di partecipare.
Questo rinnovato senso civico è sicuramente legato al tipo di questioni discusse: dal referendum sul nucleare a quello sui servizi pubblici locali (tra cui l’acqua), per non dimenticare le elezioni amministrative in cui candidati percepiti come non rappresentativi dell’apparato avevano vinto o comunque ottenuto risultati significativi.
Certamente la politica ha dimostrato mancanze, ma è la stessa politica che ora deve dare risposte e correggere quello che non va (ciò è tanto più vero dopo la bocciatura dei referendum).
Abbiamo bisogno di ripensare il sistema elettorale e i partiti al fine di superare alcune storpiature della nostra repubblica. Abbiamo bisogno di una democrazia matura, in cui lo scontro avvenga tra forze omogenee. Come ben evidenziato da Padre Bartolomeo Sorge, in Aggiornamenti Sociali, 2010, i poli, grazie all’auspicata riforma elettorale, potrebbero o meglio dovrebbero “nascere dal coinvolgimento diretto dei cittadini e non più da accordi di vertice; il confronto avverrà su programmi certamente diversi, ma fedeli alla Costituzione e aperti ai problemi reali della società; le coalizioni avranno a fondamento valori etici e ideali comuni, in grado di fare unità nel rispetto delle diverse identità; soprattutto, potrà nascere finalmente l’auspicata nuova classe dirigente, dotata di professionalità e di onestà: è intollerabile —come denunciano i «rottamatori» di Renzi — che nell’ultimo ventennio siano cambiati profondamente i partiti, mentre la classe dirigente sia rimasta sempre la stessa; ancora più intollerabile — aggiungiamo noi — è che tuttora siedano in Parlamento un’ottantina di politici inquisiti, imputati o i cui reati sono stati prescritti, 20 dei quali (tra deputati e senatori) sono già stati condannati con sentenza definitiva”.
Vi sono alcune questioni di fondo su cui la politica dovrà cercare di ripensarsi e dare risposte in maniera nuova:
- anzitutto, i diritti della persona, nei quali rientrano tutti gli interrogativi sulle situazioni personali e non solo sociali di disagio, i temi della pace e dell’inviolabilità dei diritti dei più deboli, della salvaguardia dei diritti sociali;
- le regole della convivenza giusta tra le persone nella comunità e tra le comunità;
- infine, il tema delle risorse, ambientali e umane, della loro attivazione, del loro sfruttamento ottimale.
Purtroppo finora abbiamo ascoltato risposte elaborate su idee vecchie a questioni nuove. L’auspicio è che il sistema trovi il modo di ripensarsi in continuazione in modo che di fronte a problemi sempre nuovi, prendano il sopravvento idee nuove.
Come direbbe Valerio Onida ricordiamoci sempre che la democrazia non è mera procedura. Un programma e una prospettiva politica «democratici» degni di questo nome non possono commisurarsi solo alle esigenze della conquista del consenso, tanto meno del consenso a breve termine che serve per vincere le elezioni. Un consenso così acquistato, che paghi il prezzo di trascurare o di indebolire le ragioni di fondo della democrazia, vale a dire la necessità di difendere e promuovere l’uguaglianza nei diritti fondamentali, e l’obiettivo di promuovere il bene comune e la giustizia, sarebbe di ben povera qualità democratica.
Il politico democratico, in questa prospettiva, non è quello che si limita a interpretare e a registrare i movimenti di opinione che producono ed esprimono il consenso, inseguendone per così dire le posizioni indipendentemente dal loro contenuto sostanziale, ma quello che si impegna a «costruire», sul breve ma soprattutto sul medio e sul lungo termine, un consenso maggioritario su obiettivi rispondenti a quelle ragioni di fondo della democrazia. Perché è vero che, come cinicamente talvolta si dice, nel lungo termine saremo tutti morti, ma è anche vero che un’azione politica misura la sua qualità sul patrimonio di buona politica, cioè di giustizia, che riesce ad assicurare nel tempo alla società in cui si esplica.
Nel sottoscrivere dunque appieno il tuo appello, non posso che chiudere con la tua apertura “ora più che mai è tempo che tutti risvegliamo la nostra coscienza critica”!
Simone Biffi
Sezione Socio Politico
Centro Diocesano per la Pastorale Sociale
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